IL CATECHISMO “LA VERITA’ VI FARA’ LIBERI”

E LA CATECHESI DEGLI ADULTI

 

 

 

INTRODUZIONE

 

Parlare della catechesi degli adulti (=CA) significa sviluppare in noi e nelle nostre comunità una passione rinnovata per l’evangelizzazione. Come ogni passione essa porta con sè una parte di gioia e una parte di difficoltà. La gioia consiste nella percezione che possiamo realizzare il sogno di ogni parrocchia : avere una comunità capace di testimoniare l’amore di Dio nei diversi contesti sociali in cui si trova a vivere. D’altra parte

 

la catechesi degli adulti non è cosa facile soprattutto perché nessuno la chiede spontaneamente. Non è paragonabile ai riti di passaggio sociale (nascita, fanciullezza, matrimonio e morte) che hanno ancora una “tenuta”, una forte richiesta da parte della gente. In massima parte infatti i nostri battezzati chiedono alle parrocchie solo azioni liturgiche. I catechisti degli adulti si trovano spesso nella situazione di vendere un prodotto non richiesto. Anzi : di essere preparati per offrire un prodotto mentre la gente ne chiede un altro.

 

E’ come se noi avessimo bella vetrina in cui vendiamo scarpe bellissime e tutti vengono a suonare il campanello e chiedono elettrodomestici. Spesso il parroco dovrebbe gridare «non vedete che lì c’è scritto scarpe?»... «No, noi vogliamo elettrodomestici...».  Questa è la nostra situazione in cui ci troviamo e non possiamo addebitarla tutta ai nostri clienti, perché è frutto anche delle scelte pastorali provenienti dal Concilio di Trento e che solo in questo secolo la Chiesa sta faticosamente rivedendo in prospettiva di rinnovamento comunitario, evangelizzante e in rapporto con le nuove manifestazioni della cultura europea.

 

D’altra parte sono tanti gli elementi, gli spunti che ci fanno dire che non è impossibile una catechesi degli adulti, anche se bisogna imboccare delle strade abbastanza decise e precise. Diverse parrocchie sono riuscite a riqualificare le diverse catechesi rivolte agli adulti per farle diventare veri e propri percorsi di riavvicinamento al Vangelo e alla comunità. Molte associazioni e movimenti possono offrire metodologie ed esperienze da ricollocare dentro le parrocchie in modo creativo e personalizzato. Molti documenti e indicazioni ufficiali vengono in aiuto delle comunità offrendo direzioni adatte. Tra queste la consegna alla comunità ecclesiale italiana del nuovo catechismo degli adulti (=CdA) La verità vi farà liberi segna un ulteriore punto di orientamento e di sicurezza per gli operatori pastorali e non solo dal punto di vista della trasmissione dei contenuti della fede.

 

Questa doppia situazione (ed è così a livello italiano e anche europeo), da una parte il rifiuto della CA e di quello che essa significa: la maturità di fede; dall’altra parte una serie di esperienze, di esplorazioni, di itinerari, dovrebbero spingere anche noi a sperimentare nelle nostre parrocchie tentativi di rievangelizzazione degli adulti. E’ tempo, infatti, di provarci anche se un poco per volta.

 

 

Il nostro lavoro prevede tre momenti: il contesto entro cui si colloca la consegna del nuovo catechismo, la presentazione del testo del CdA e il tentativo di vedere come questo testo si può utilizzare nella catechesi viva tenendo presente la realtà parrocchiale concreta.

 

1. IL CATECHISMO “LA VERITÀ’ VI  FARA’ LIBERI” E LA VITA ECCLESIALE

 

Perché un catechismo e perché questo catechismo? Avevamo il CdA “Signore da chi andremo?” del 1981; perché dopo 14 anni una nuova edizione?

 

1.1 Motivo per cui si scrive un catechismo

 

Un catechismo si scrive fondamentalmente per due motivi:

 

Per ridire la fede.

 

Il contenuto della fede è contemporaneamente perenne e sempre nuova. Perenne perché fa riferimento al dono di Dio e alla sua autocomunicazione. Dio è sempre presente nella nostra storia dicendo a noi sempre il suo stesso amore e il suo desiderio di liberazione per il mondo intero. Tuttavia questa sua comunicazione avviene con eventi e parole (DV 2) che sono frutto dei diversi contesti culturali in cui l’uomo vive.

 

Inoltre la rivelazione dell’amore di Dio è stata trasmessa attraverso schemi interpretativi e linguistici propri non solo dei diversi popoli ma anche riferiti ad esperienze molto particolari e personali e che ognuno tenta di riespriemere con categorie linguistiche particolari.

 

Si deve quindi avere il coraggio di intendere l’interpretazione e la comprensione del messaggio della fede in continua evoluzione. Infatti sono in continua crescita sia il recettore, colui che deve accogliere il messaggio, sia le situazioni della vita che il messaggio vuole illuminare e aiutare a comprendere.

 

Cambiando la situazione ed evolvendo l’esplorazione della fede, la sua interpretazione, di tempo in tempo la comunità cristiana sente il bisogno di ridire certe cose e di ridirle secondo questa nuova contestualità culturale ed ecclesiale. Ovviamente questo suppone che noi abbiamo recuperato il carattere storico della rivelazione e anche il fatto che Dio ci ama in modo sempre nuovo cioè rispondendo ai problemi della nostra vita. La rivelazione non è un insieme di insegnamenti scritti una volta per sempre e validi come se fossero leggi della matematica. La parola di Dio trasmette la parola vivente di Dio, parola che vuole rispondere all’oggi della vita. L'applicazione della rivelazione alla vita avviene con passaggi progressivi (come un andare e venire) e ha bisogno di un punto di riferimento e di chiavi interpretative. Il catechismo rappresenta la chiave per collegare la perenne ricchezza della rivelazione alla vita di oggi perchè questa venga trasformata in storia di salvezza attraverso una buona interazione tra Parola e vita.

 

In concreto il catechismo deve rispondere all’oggi e porta con sé sforzo di ridire la fede in categorie teologico-bibliche sempre più aggiornate. Infatti non è in continuo mutamento solo la vita ma anche la comprensione della fede. Il concilio ha operato una sintesi dottrinale e pastorale tra tutti gli approfondimenti teologici che in questo secolo la scienza teologica ha realizzato e li ha ritrasmessi alla chiesa intera anche attraverso il recente Catechismo della Chiesa Cattolica. Approfondimenti che riguardano il modo di comprendere la scrittura, di vivere la chiesa, di celebrare il mistero di Cristo risorto e soprattutto di pensare il mondo attorno a noi e la sua cultura.

 

Si sono messe in luce le caratteristiche storiche della Bibbia, la necessità di superare il fondamentalismo nella sua lettura; la natura di mistero propria della chiesa, il suo carattere di popolo in cammino verso il Regno, la sua ministerialità, il riferimento alla missione di Cristo

 

 

Il recupero e la ripresentazione delle acquisizioni migliori della teologia contemporanea, a me sembra coglierla soprattutto nella prima parte, quella cristologica (il catechismo, come vedremo, è diviso in tre parti e ogni parte è suddivisa in tre sezioni: nove caselle, ripartizione simile al catechismo del 1981, cambiano però le parti: il Cristo, la Chiesa, la vita cristiana). Se torniamo con la mente ai catechismi che conosciamo, Pio X, il catechismo ad parochos, la cristologia era molto asfittica, il punto centrale della fede su Gesù Cristo era la questione teologica-trinitaria del fatto se Gesù era figlio di Dio oppure no; qui invece (come già il CCC aveva fatto) c’è tutta una lunga parte di esposizione dell’esperienza di fede di Gesù dove ci viene narrata tutta la teologia dei misteri di Gesù, cioè: Cristo è redentore non dalla pasqua in avanti, ma dalla  nascita in avanti; non si può comprendere il mistero redentore di Cristo solo con l’evento pasquale staccandolo da ciò che ha fatto, ha detto, dalla prassi di fede...

 

Nel CdA viene riproposta la via di Gesù : la centralità della sua esperienza di vita e di fede nel Regno di Dio. La predicazione è intesa come proposta per l’oggi in dialogo con la cultura contemporanea. La salvezza viene riconsiderata dentro la trasformazione della realtà e l’impegno della comunità ; mettendo alcuni punti interrogativi sulle esagerazioni sorte nei secoli passati circa la interpretazione della morte e resurrezione di Gesù (terza sezione della prima parte: il valore della redenzione e si mette in secondo piano il discorso della morte di Gesù come soddisfazione vicaria).

 

Questo il testo ci ridice - quindi - la fede in modo ufficiale, ecclesiale, riesprimendo insieme alla tradizione anche le maturazioni della riflessione teologico-biblico, liturgico e spirituale  della Chiesa del nostro tempo.

 

Le nuove condizioni pastorali.

 

La seconda motivazione per cui si consegna alla comunità un catechismo è perché questa prenda coscienza di mutate condizioni per realizzare la propria missione nel mondo. E’ consegnato per muovere un contesto pastorale.

 

Il catechismo ad parochos voleva aiutare le comunità cattolica a ben interpretare la fusione della redenzione e dei sacramenti (metà testo era dedicato ai sacramenti) nella situazione si incertezza creata dalla riforma luterana e si espresse soprattutto come testo per chiarire gli errori e mettere la comunità in difesa verso modi di pensarla definiti eretici (altro discorso è la valutazione odierna su tutto il grande evento della riforma-controriforma).

 

Il catechismo di Pio X voleva controllare la spinta del modernismo e di tutti gli altri “ismi”  sorti nella età moderna. Di fronte all’insorgere di una nuova società (industriale) dove le radici culturali proprie della campagna e della abitudine alla vita a contatto con la natura venivano messe in contestazione la preoccupazione della Chiesa fu quella di mettere in guardia verso facili interpretazioni della realtà che però mettevano in discussione radicalmente la religione. Mentre la cultura sociale “smontava” le sicurezze proprie della filosofia ufficiale la chiesa si preoccupò di recuperare la “filosofia perennis” nella sicurezza che possa esistere una interpretazione della realtà definitiva. In questo modo si pensava anche di offrire una interpretazione definitiva della riflessione sul mistero di Dio attraverso l’uso di tale filosofia riespressa nella teologia di S. Tommaso. Questa operazione ha permesso di offrire idee “chiare e distinte” alla comunità difendersi dal mondo civile ma non permetteva di cogliere il dinamismo della realtà e di incontrare il mondo nella sua evoluzione specialmente sociale (questione operaia).

 

Questo testo vuol rispondere ad una mutata situazione e condizione della chiesa italiana e della società italiana. Qual è questa condizione? Gli estensori hanno fatto una scelta (d’altra parte ci troviamo nel contesto della teologia pastorale e la teologia pastorale è in continua evoluzione). Qual è dunque la scelta? Prendendo come base di partenza i  progetti pastorali della CEI “Evangelizzazione e sacramenti” e “Comunione e Comunità ed “Evangelizzazione e testimonianza della carità” e facendo riferimento alla chiesa italiana dell’81 quando è stato scritto il catechismo “Signore da chi andremo?” ci si è chiesti: la situazione della fede in Italia è in progressione o in regressione?

 

La risposta prevalente negli “analisti pastorali” è : in regressione !, perché si sono accentuate le mine che hanno messo in crisi la struttura religiosa del popolo italiano. Ma cosa sta mettendo in crisi la religiosità?

 

Il soggettivismo anche religioso per cui sempre più per molta gente l’istituzione religiosa, chiesa e parrocchia diventano un luogo a cui si accede nei modi, nei tempi e per gli obiettivi che ciascuno si prefigura. Si fatica sempre più ad intessere una vita parrocchiale comunitaria. Ad un calendario liturgico molti scelgono un altro tipo di calendario basato sulle loro ricorrenze, sui loro salti di vita (allora vado a Messa, chiedo i sacramenti...). E’ una soggettivizzazione sempre più marcata.

 

Cambio culturale : sempre più la vita personale e sociale si orienta su valori, impostazioni che difficilmente permettono al credente di rispondere positivamente all’annuncio del vangelo; una organizzazione culturale che sempre più fa allontanare il vissuto quotidiano spirituale dai valori del vangelo. Un esempio: il valore della solidarietà in questi dieci anni di rampantismo politico-sociale-economico non è passato indenne nella struttura della personalità; così i valori dell’esperienza evangelica vengono messi in discussione non teoricamente, ma di fatto.

 

La questione della verità. Terzo elemento che i vescovi spesso evidenziano è il fatto che nel nostro contesto sociale l’individualismo sta portando ad un relativismo culturale per cui avere una verità, come punto di riferimento sembra impossibile. La verità come indirizzo della vita viene praticamente sconfessata; soprattutto su questo i vescovi sono preoccupati. Serpeggia tra la gente l’idea che non esiste fino in fondo una verità che possa essere di riferimento per tutti, una verità esterna - di fronte - a tutti per cui nelle situazioni di crisi tutti abbiano un criterio di discernimento. Alla verità si è sostituito il pragmatismo sociale come già diversi autori prevedevano negli anni ‘50.

 

Ovviamente esistono sfumature di fronte a queste posizioni. E soprattutto esistono impostazioni differenti quando si passa dalla analisi alle ipotesi di strategia e di intervento pastorale. La mia personale impressione è che tali analisi dovrebbero essere vagliate più in profondità e messe in confronto con la analisi dei processi culturali propri della riflessione teologica contemporanea per evitare che la nuova evangelizzazione possa essere intesa come una semplice riproposizione della (formulazione linguistica e culturale) del vangelo di ieri.

 

 

 

 

1.2.  Gli obiettivi del CdA

 

Questo, dunque, è il contesto che ha fatto maturare le opzioni dei vescovi. Il CdA si può pensare come strumento pastorale e non solo catechistico. Pastorale perché è rivolto alla comunità cristiana in quanto tale per renderla capace di svolgere la sua missione nel nostro tempo. Questo non vuol dire che sia un trattato di pastorale ma che ripresenta la fede agli adulti del nostro tempo aiutandoli a vivere in modo significativo la propria esperienza cristiana. E’ possibile riassumere l’insieme degli obiettivi in due aree : aiutare le comunità parrocchiali a completare o iniziare la trasformazione voluta dal concilio e ridire la fede in “italiano” cioè nella cultura attuale.

 

Rifare il tessuto delle comunità cristiane.

 

Questo testo ha come scopo quello di rifare il tessuto delle comunità cristiane. Infatti queste appaiono ulteriormente sfilacciate rispetto alla situazione del testo del 1981. Anche se all’apparenza abbiamo una chiesa abbastanza compatta, il tessuto cristiano delle nostre comunità è sempre più dilacerato.

 

E il tessuto sociale della chiesa non è indifferente alla missione della Trinità, se Cristo ha voluto che il suo corpo risorto fosse il corpo mistico, la chiesa. Ci vuole del coraggio per dire questo! Questa appare la crisi profonda della chiesa e delle culture occidentali. Già, nel 1985 a Loreto il papa parlò per l’Italia  di una nuova implantatio ecclesiae: rifare il tessuto delle nostre comunità.

 

Ovviamente non si parla di un tessuto generico. Riferendosi alla Christifideles Laici 26 si potrebbe dire che occorrono parrocchie che siano comunità ; descritte da alcune caratteristiche portanti.

 

 

 

·      La parrocchia è l’ultima localizzazione della chiesa ; è la chiesa che vive in mezzo alle case dei suoi figli e delle sue figlie. Questo principio di localizzazione e di visibilità è caratteristico proprio della comunità parrocchiale con i suoi limiti e i suoi vantaggi.

·      Occorre riscoprire il vero volto della parrocchia : non tanto una struttura, territorio od edificio, quanto “famiglia di Dio, fraternità, casa di famiglia, comunità accogliente”. Questa insistenza nuova al carattere comunionale, proprio del concilio, da collegare al carattere di localizzazione indica la direzione del rinnovamento parrocchiale ma anche la problematicità dello stesso : a molti sembra una “quadratura del cerchio” oppure una pezza nuova nel vestito vecchio perché suppone il passaggio della comunità dei battezzati alla assunzione della propria identità.

·      Essa è comunità eucaristica cioè idonea a celebrare l’eucarestia. Non è solo un fatto liturgico ma l’assunzione piena del mistero pasquale come compito (fonte e culmine) della prassi comunitaria soprattutto in quanto comunione tra le parrocchie e la diocesi (Vescovo)

·      E’ comunità di fedeli e comunità organica : qui si evidenzia meglio il carattere carismatico (fedeli, e non semplicemente battezzati !, coloro che fanno la scelta di...) ma al tempo stesso capaci di esprimere una comunione ordinata secondo Vangelo di cui il Vescovo è il garante.

·      E’ la prima comunità del popolo cristiano : inizia e raccoglie il popolo nella normale espressione della liturgia, ravviva la fede, forma alla dottrina salvatrice, spinge alla pratica della carità. Qui si evidenzia il carattere popolare e formativo proprio della comunità parrocchiale : iniziare, raccogliere, spingere sono azioni “pastorali” (tuttavia forse un po’ legate alla visione di cristianità diffusa ?)

·      E’ necessario un più deciso rinnovamento : nell’adattamento delle strutture ; nello sviluppo in essa delle piccole comunità intese come luoghi di comunicazione vicendevole della Parola di Dio, esperienza di comunione, centri di evangelizzazione. E’ la parte più innovativa del documento che qui sembra sposare definitivamente un modello di parrocchia legata non tanto alla idea territoriale quanto alla possibilità concreta di esprimere forme pastorali capaci di una possibilità vera di esperienza cristiana

 

 

Questo obiettivo viene collegato dal catechismo con il tema della verità, cioè rifare il tessuto a partire dal convincimento che la verità non solo è possibile, ma esiste, che il relativismo entro cui viviamo non solo è dannoso ma ci impedisce di cogliere la vera libertà: «La Verità vi farà liberi» secondo il testo di Gv 8,31.

 

 

Allora l’operazione pastorale entro cui questo testo si colloca è un’operazione che va al di là della dottrina cristiana agli adulti; va al di là del catechismo degli adulti e rientra nell’operare concreto delle nostre comunità. L’obiettivo è costruire comunità adulte, comunità che sappiano prendere sul serio che è possibile una verità capace di trasformare la propria storia e soprattutto la storia complessiva degli uomini e donne del nostro tempo. Attorno alla chiave di lettura della parola verità, il catechismo gioca la sua carta in ordine alla ricostruzione , alla ricompattazione per dare nuova vita alle nostre comunità.

 

 

 

Dialogo culturale.

 

Ridire il Vangelo in italiano è il compito specifico di questo catechismo per gli adulti delle nostre comunità.

 

Non tutte le comunità e gli individui si trovano nella stessa situazione. Ci sono molti adulti che non frequentano. Oppure adulti che soltanto sono un po’ lontani dalla chiesa ; oppure che sono oggettivamente indifferenti alla chiesa. Stiamo assistendo anche ad una vera e propria scristianizzazione di fatto, nel senso di adulti che ancora non hanno ricevuto il battesimo o che hanno fatto solo il battesimo. Nelle nostre comunità - quindi - troviamo i praticanti, i credenti e i non praticanti; persone che non sono né praticanti né credenti, che non fanno riferimento esplicito a nessuna confessione. Con queste persone il testo vuol entrare in dialogo culturale.

 

Precedentemente dicevo che il CdA vuole  ricompattare la comunità cristiana. Ma se in questo caso l’obiettivo è : guardate che esiste la verità, è Gesù Cristo, nella situazione di scristianizzazione e nuova evangelizzazione si deve necessariamente creare un ponte culturale di rilettura della propria situazione, un ponte culturale centrato proprio sulla questione della verità della vita e per la vita. Quale è il messaggio che porta salvezza ?

 

Confronto culturale e pastorale culturale che comporta analisi dei modi di pensare, di vivere ; che abbia una funzione di dialogo, di illuminazione, di comprensione di ciò che nella cultura  e nel modo di vivere della gente contemporanea è positivo o non è positivo.

 

 

La struttura di questo impianto è il testo La verità vi farà liberi. Questo testo al di là della sua organizzazione in tre parti e in tre sezioni ha un messaggio: il messaggio fondamentale che il CdA propone agli adulti e alla comunità umana in questo scorcio di secolo è che le aspirazioni profonde dell’uomo riassunte nel valore della libertà si compiono nella verità di Cristo, cioè nella sua persona (cfr. Introduzione del testo). Il messaggio fondamentale è che tutte le aspirazioni degli uomini e donne del nostro tempo, riassunte nel termine libertà (uno dei tre termini chiave della rivoluzione francese) si trovano nella verità, cioè nella persona di Cristo.

 

Sono però necessarie alcune precisazioni perché i nostri adulti non equivochino su questo aspetto così importante. Non ci viene detto che noi possediamo le verità di Cristo ; magari racchiuse in un volume definito una volta per sempre e che possiamo dare, controllare, spiegare... ci viene detto che la verità “buona” per noi, quella che Dio ci ha donato e noi possiamo donare è racchiusa nella persona di Cristo, nella sua esperienza personale di fede.

 

Attenzione: i nostri adulti e i nostri catechisti degli adulti stanno in un altro concetto di verità. Le verità sono delle informazioni che si contrappongono ad  altre informazioni in modo che si fa guerra per vedere chi vince. Verità che devono soltanto conoscere e applicare. Occorre recuperare invece quanto l’evangelista Giovanni ci dice sulla verità che è Gesù : non una serie di informazioni ma una persona e una vita. Questo porta come conseguenza che non è facile applicare questo alla nostra realtà sociale.

 

Nel primo modo di pensare la “verità” l’applicazione è immediata. E’ come se avessimo dei comandamenti. Nel secondo occorre che noi impariamo a fare delle mediazioni perché la traduzione di ciò che Gesù è, ha fatto, ha detto, non è immediatamente facile. E soprattutto consiste in un orientamento pratico, operativo, progettuale. La verit‡ di Ges˘ Ë la vicinanza del Regno di Dio e l’urgenza della inaugurazione della sua giustizia perché esso possa venire. La comunità annuncia la verità quando diventa strumento della venuta del Regno di Dio : quando prende sul serio la storia e la trasforma in storia di salvezza per tutti gli uomini. Le differenze e le conseguenze non sono da poco conto.

 

Questo è il ruolo della chiesa e il modello-obiettivo globale della CA.. Non una astratta esposizione di un testo ma la viva trasmissione di una esperienza. E “rifare” un’esperienza chiede una interpretazione comune. Cosa potrà significare per noi oggi la centralità dei poveri come Gesù l’ha vissuta? Cosa potrà significare il rapporto di intimità con Dio come Gesù l’ha vissuto, per noi oggi? Cosa potrà significare la continua conflittualità di Gesù con l’istituzione religiosa del suo tempo per noi oggi?

 

Questo significa collegarsi non solo alle astratte affermazioni dogmatiche ma a ciò che lui ha fatto e ha detto, riletto nella storia della chiesa : collegarsi con la sua esperienza. Qui noi troviamo un punto da chiarire in modo particolare con i nostri catechisti e i nostri adulti altrimenti il dialogo con la realtà contemporanea semplicemente non avviene. Abbiamo bisogno di una paziente rilettura della vita di Cristo intesa non come racconto, ma come progetto per noi.

 

Purtroppo le nostre comunità sono abituate a sentire ogni domenica che “in quel tempo... Gesù disse”. L’annuncio della Parola è invece sacramentale : un evento che vuole creare eventi. Ce lo ha ricordato la Dei Verbum: oggi Gesù per questa comunità porta la sua esperienza perché la comunità la interpreti. Le nostre comunità vivono uno storicismo alla rovescia per cui la vita di Gesù è la vita di Gesù e basta, non è progetto per noi. Questo ha portato dei collassi pastorali non indifferenti. Per questo alla presentazione del testo e nel testo stesso ci viene detto che la categoria fondamentale per presentare la fede è il mistero; non nel senso illuminista delle cose che non sappiamo ma nel senso paolino del disegno di Dio. Il meraviglioso disegno di Dio che si dispiega nei tempi attraverso il concorso del suo popolo che ha Gesù Cristo come primo dei fratelli, per mezzo della forza dello Spirito.

 

Noi non abbiamo un testo che ci dice le verità astratte ma abbiamo un progetto da interpretare, da comprendere, che è narrato nell’esperienza di Gesù, che è il progetto attraverso cui Dio vuole costruire la sua storia di salvezza, non senza la mediazione ecclesiale.

 

Il referente più adatto per questo catechismo è il consiglio pastorale. E’ la figura dei gruppi di adulti con il loro presbitero che si mettono a riflettere come questo disegno di Dio nel loro territorio può andare avanti. Noi siamo i testimoni, gli ambasciatori di questo mistero. Per realizzare questo il consiglio pastorale deve continuamente operare una duplice operazione: leggere il territorio con le sue esigenze di salvezza, i suoi bisogni, le sue mancate salvezze... e poi rileggere la fede che il catechismo ci narra. In questo modo avviene la inculturazione profonda (evangelizzazione profonda  e non di vernice - come scriveva Paolo VI in EN 17-24).

 

Il consiglio pastorale, utilizzando il CdA - leggendo le situazioni, leggendo la fede trasmessa - arriva ad una progettualità, cioè fa un disegno pastorale. Il testo di catechismo viene utilizzato come il testo per una progettazione perché il disegno di Dio che passa attraverso la comunità possa tracciare per noi la strada perché oggi, qui e adesso, il disegno misterioso di salvezza venga di nuovo reso presente. Così stiamo evangelizzando, così stiamo trasformando la realtà che è il senso pieno dell’evangelizzazione.

 

 

 

2. IL TESTO DEL NUOVO CATECHISMO DEGLI ADULTI

 

 

Ecco il perché delle tre parti. Il catechismo è costruito attorno a tre elementi : In Gesù, per mezzo dello Spirito, verso Dio. Dio è il  Padre di Gesù : quindi il cerchio si chiude, da Dio a Dio. Questo schema (che è ripreso dall’edizione dell’ ‘81) fa riferimento alla organizzazione della trasmissione del messaggio della fede tipica dei Padri. E’ quindi un recupero della impostazione della chiesa antica. Tale schema manifesta la dimensione economica della Trinità cioè mette in evidenza il carattere missionario delle Persone Divine e quindi la loro azione verso l’umanità. Si può anche definire uno schema salvifico perché, appunto, privilegia la comprensione di ciò che Dio ha fatto per noi (propter nos homines). Questo schema (approvato dalla S.Sede !) non contraddice impostazioni diverse e, anzi, aiuta l’incontro tra l’uomo contemporaneo e l’annuncio della fede.

 

Ai tre soggetti trinitari corrispondono le tre Parti del catechismo : l’azione e il mistero di Cristo, l’agire dello Spirito e della Chiesa, la vita cristiana che trasforma il mondo e lo riporta nella prospettiva di Dio. Ovviamente questo schema sembra “costringere” i singoli argomenti. Tuttavia la catechesi non può essere una “enciclopedia teologica” ma un percorso che ha bisogno di una visione unitaria del messaggio e soprattutto una presentazione che ispiri la adesione ad una vita da accogliere.

 

Nelle tre parti si trovano diverse sezioni (tre per ogni parte : tre x tre = nove “sezioni”). Il compito delle sezioni è quello di aiutare la comprensione e l’attualizzazione della descrizione dell’agire di Dio.

 

La prima sezione si incarica di dare forma agli eventi (la predicazione di Gesù e la converisone, la nascita e l’identità della Chiesa, la vocazione e l’identità cristiana). La seconda sezione illustra come gli eventi perdurano nei segni (i miracoli di Gesù la morte e resurrezione ; i sacramenti nel mistero pasquale ; l’esperienza cristiana nei diversi aspetti della vita). Nella terza sezione si approfondisce il mistero proprio di ogni azione divina (l’identità di Gesù nel mistero della Trinità, il mistero della Chiesa che ha Maria come modello, la realizzazione dell’amore di Dio nella speranza e nella vita che verrà).

 

La prima parte ci narra di Cristo e ci dà l’annuncio fondamentale di ciò che stava a cuore a Gesù; non ci fa una teologia astratta di Gesù, ci narra l’esperienza di Gesù. In tutta la prima sezione ci viene detto quello che sta a cuore a Gesù; nella seconda sezione (sempre della prima parte) ci vengono detti i segni con cui l’ha reso esplicito: i miracoli, la morte, la resurrezione; nella terza sezione ci viene detto il mistero profondo di Cristo per cui il testo in 150 pagine ci annuncia Cristo e la sua storia, il suo progetto perché la comunità se ne faccia carico e lo porti avanti.

 

Seconda parte. La chiesa viene descritta nel suo fondamento (prima sezione) nella sua vita sacramentale (seconda sezione), nel suo mistero profondo (terza sezione). Il progetto di Gesù (esposto nella prima parte) che la chiesa possiede in sé insieme ai sacramenti formano e infirmano la vita del credente (terza parte)

 

Terza parte. La vita del credente vista anzitutto come azione dello Spirito che dà forma di verità alla nostra coscienza (prima sezione), come prassi di vita nuova a livello personale, sociale, culturale economico (seconda sezione) nel suo mistero che riconduce al Padre (terza sezione).

 

 [schema]

 

 

 

 

E’ uno schema interessante. Due osservazioni:

 

 

1. Che rapporto c’è tra questo schema e quello del testo precedente (1981)?

 

C’è un rapporto di continuità: anche quello era diviso in tre parti e in tre sezioni. C’è anche un rapporto di discontinuità: l’organizzazione dell’altro testo era battesimale, cioè le tre parti erano divise secondo questo modulo: profezia - celebrazione - testimonianza. L’intenzione del testo dell’81 era di educare l’adulto alla vita battesimale.

 

Il testo attuale suddivide le parti in: evento storico - segni che rappresentano l’evento - il mistero dell’evento. L’obiettivo, quindi, non è quello di avere una comunità battesimale ma una comunità che sa interpretare la fede a partire dai fatti: Gesù, la Chiesa, il dono battesimale attraverso i segni e il loro mistero. Questo slittamento porta con sé il rischio di passare dalla catechesi alla teologia fondamentale, cioè ad una visione apologetiva dell’annuncio ?

 

2. Che impatto può avere negli adulti ?

 

I nostri adulti, la nostra gente, non ha chiaro che Cristo, Chiesa e la vita nuova sono tre dimensioni della vita ecclesiale e sono portati invece a pensare che sono tre capitoli separati uno dagli altri. Tendono a pensare la morale come una cosa a sé rispetto alla storia di Gesù Cristo, oppure i sacramenti come una cosa a sé rispetto Gesù di Nazareth. Questo è un problema serio per la pastorale. Si rischia non di non far maturare coscienze cristiane adulte. Mentre secondo il vangelo (e anche secondo il catechismo) il credente è il discepolo, cioè colui che incarna Gesù nel nostro contesto, per la gente il credente è colui che fa i sacramenti anche se i sacramenti non cambiano la vita.

 

Problema pastorale notevole: Tutto della fede cristiana dipende da Gesù Cristo, quando noi facciamo un sacramento non lo possiamo separare dalla fede di Gesù perché il sacramento non è lo scopo della azione ecclesiale, è il mezzo ; lo scopo è vivere la vita di Gesù.

 

Questo scollamento tra cristologia e sacramentaria è la causa prima del nostri problemi pastorali. Analogamente è anche per la morale: la gente continua a farla coincidere con i dieci comandamenti perché la morale è staccata da Gesù Cristo e dalle Beatitudini, e ricondotta a norme da osservare.

 

2.   2. L’organizzazione dei singoli capitoli

 

Il testo è formato da 32 capitoli divisi in tre parti più una introduzione. L’Introduzione è una novità rispetto all’altro testo, sono due capitoli: uno sulla ricerca dell’uomo e uno sulla rivelazione e la fede. E’ un tentativo, in parte riuscito, per fare dialogo con la cultura contemporanea e per cominciare a fare itinerari di prima evangelizzazione.

 

Ogni capitolo è caratterizzato da diversi elementi didattici :

 

·      Il titolo : insieme ad un piccolo brano biblico, ad una immagine e ad una sintesi espressa in corsivo, rappresentano l’apertura e l’obiettivo cognitivo del capitolo.

 

·      Seguono delle enucleazioni  numerate progressivamente. Queste sono l’esposizione progressiva dell’argomento (il textum) : usano molto il linguaggio biblico e del magistero, ma anche immagini della iconografia cristiana italiana e riferimenti ai santi italiani. Non mancano annotazioni e riferimenti alla cultura attuale. All’inizio è posto il riferimento al Catechismo della Chiesa Cattolica ; al lato è stata posta un ricca sussidiazione : riferimenti interni al CdA, brevi slogan riassuntivi dei singoli paragrafi, e un abbondante apparato di note. I singoli paragrafi inoltre sono numerati progressivamente. Termina l’enucleazione un riquadro in corsivo che può rappresentare una ulteriore sintesi del testo.

 

·      Si conclude con Per l’itinerario di fede composto di quattro elementi di cui parlerò più avanti.

 

Il volume è corredato da un ricco Indice Tematico.  L’insieme del testo si presenta agevole e di facile lettura (sempre nei limiti ovvi di tale espressione).

 

 

3. IL CATECHISMO NELLA CATECHESI VIVA

 

Catechesi viva è uno slogan inventato una quindicina ‘anni fa per indicare che non si può fare la catechesi solo con il libro, non è possibile ridurre la catechesi al catechismo. Una volta il termine ‘catechismo’ diceva il luogo, l’ora e il testo e anche l’attività pastorale della parrocchia. Oggi usa il termine catechesi per indicare che l’azione catechistica è più ricca, ha più momenti, più dimensioni, utilizza più strumentazioni; il testo di catechismo è una di queste strumentazioni. Ora in modo particolare il CdA  va conosciuto per essere utilizzato ed è il testo stesso che offre buone indicazioni.

 

Ogni capitolo si conclude infatti con un paragrafo che è intitolato: per l’itinerario di fede. Questo (che è stato presentato come la parte più catechistica del testo) è un modello di catechesi per gli adulti. E’ facile infatti rinvenire dietro l’organizzazione di questo paragrafo le diverse esperienze in atto di catechesi degli adulti.

 

Ogni itinerario per la vita di fede è organizzato in quattro momenti che sono i quattro momenti fondamentali della catechesi degli adulti ovvero i quattro tempi di un incontro catechistico degli adulti che si fanno di solito in parrocchia. I nostri catechisti non hanno ben chiare queste parti. Possiamo allora commentarle con l’obiettivo di mostrare i passi operativi degli incontri catechistici con gli adulti.

 

Riflettere e interrogarsi

 

- Si comincia con l’accoglienza delle persone in modo da sviluppare la conoscenza, l’interazione, l’amicizia, lo “star bene” insieme. Questo favorisce il clima e quindi la comunicazione interpersonale ; ma anche la disponibilità ad entrare dentro se stessi, quindi a sviluppare l’interiorizzazione.

 

- Al momento opportuno si fa un breve momento di preghiera : un canto o un salmo o una preghiera fatta liberamente (un breve momento) magari a turno.

 

Successivamente occorre fare una introduzione : questa serve a collegare l’incontro con il cammino fatto, a fare un breve riassunto dei punti di forza della riflessione in atto, ad individuare l’obiettivo dell’incontro e a dare già una sintesi del messaggio che sarà approfondito.

 

Interrogativi iniziali : si pongono degli interrogativi, non si danno subito delle risposte. Gli interrogativi il catechista li prepara in base all’obiettivo dell’incontro. Si parte dalle domande perché l’adulto ha una sua storia e il suo apprendimento non è come quello del ragazzo: impara le cose modulandole su quello che ha già vissuto e saputo.

 

La fede nell’adulto non è un puro conoscere ma anzitutto un progetto, una strada. L’annuncio deve calarsi nel vissuto di queste persone e non il vissuto astratto. La prima parte dunque è per aiutare l’adulto e il gruppo (composto al massimo da dieci/quindici persone) a portare a galla il proprio vissuto (come faceva Gesù con le parabole che avevano funzione educativa serie, servivano a portare le persone a decidere da che parte stare). E’ fondamentale dunque che l’adulto dica la propria vita ed questa Ë la distinzione che c’è tra scuola di teologia e catechesi.

 

Nella scuola di teologia si ha la preoccupazione di sapere, conoscere interpretare .. la fede, nella catechesi lo scopo è integrare fede e vita e aiutare l’adulto a rileggere la vita col suo vissuto. io catechista, con molta voglia stuzzico l’adulto in vista dell’obiettivo che ho e lo faccio parlare, parlare tra di loro di modo che inizi la ricerca perché la catechesi degli adulti non è una lezione ma una ricerca da fare insieme a partire dalla vita; a questo punto si può innescare il secondo passaggio.

 

Ascoltare e meditare la Parola

 

L’argomento messo in questione e riletto con la propria esperienza vitale viene messo in confronto con il messaggio della fede. Questo è possibile attraverso l’ascolto e l’utilizzo critico delle fonti della fede: la Scrittura, il magistero, la testimonianza dei grandi santi, i testimoni della fede. E questo ascolto va a colloquiare con le domande precedenti e dà una risposta, aiutando tutti i rivoli (le personali opinioni) a confrontarsi in unità con il messaggio della fede che è il vangelo e il magistero. Il rapporto tra domande e fonti ci aiuta a entrare dentro il dinamismo del messaggio, a fare sintesi.

 

Il testo del capitolo che precede ogni itinerario costituisce proprio la narrazione del messaggio della fede cristiana nelle sue diverse fonti secondo i problemi culturali del nostro tempo. Senza escludere che il testo medesimo possa essere oggetto di analisi da parte degli adulti (lettura, meditazione, confronto) è pensabile che sia il catechista-animatore il primo destinatario della narrazione e che comunque sia lui a mediare il testo medesimo. Questo confronto può avvenire con il testo o una parte di esso o che i riferimento che esso indica in primo luogo la Scrittura.

 

Pregare e celebrare

 

A questo punto (lo si deve capire con gli occhi) c’è la preghiera. La preghiera, non le preghiere. Le possibilità espressive sono molteplici : dal silenzio, alla lode, alla breve liturgia, ad una vera e propria celebrazione, ad un rito sacramentale. Due sono i significati che questo porta con sé.

 

Non è che parliamo di una cosa e preghiamo per un’altra: chiediamo come preghiamo quello che abbiamo capito perché questo è il dinamismo della preghiera: chiedere a Dio il suo Spirito perché possa vivere il suo vangelo. E quando ci si accorge che si approfondisce una cosa e la preghiera è per un’altra, vuol dire che comunicazione non è avvenuta.

 

 

Per la vita cristiana

 

La quarta parte svolge un molteplice ruolo. Serve come riassunto, sintesi, slogan, in modo tale che una frase aiuti a capire l’esperienza che è stata fatta. Serve ancora di più ad individuare l’operatività della catechesi stessa : i campi dove sarà possibile impegnarsi e indagare ancora. Senza fare della catechesi il luogo della decisione concreta tuttavia essa deve indicare gli impegni che come gruppo e individui si possono assumere.

 

Sono quattro passaggi che il testo propone e che è stato preso dalla catechesi viva. Questo modello, problematizzazione (domande) confronto con le fonti della fede, celebrazione (per chiedere di vivere quel messaggio) e riassunto hanno bisogno di un contesto pastorale preciso e qui il problema del CdA.

 

 

3.2. Alcune condizioni per fare la catechesi degli adulti

 

Chiunque abbia esperienza di CA sa bene  che questa “decolla” solo entro un contesto pastorale che più opportunamente si definisce progetto pastorale. Già all’inizio dicevo che la CA è possibile ma che non è pensabile che sia facile o che ce ne sia una grande richiesta. La domanda che gli adulti fanno alla parrocchia è di altro genere. E’ quindi necessario fare uno sforza congiunto. Occorre educare la domanda.

 

 

Riqualificare le CA ordinarie

 

Gli adulti non vengono spontaneamente in  gran numero alla loro catechesi. E’ un problema vecchio collegato al modo di realizzare la iniziazione cristiana e conferire il battesimo. D’altra parte gli adulti (anche i nuovi adulti) continuano a chiedere i sacramenti. Il piano pastorale CEI degli anni ’70 ha fatto accettare la necessità di una formazione previa : i cosiddetti “corsi” pre sacramentali (cf. ES 82-89). Gli adulti accettano quindi la preparazione al battesimo, cresima, matrimonio, etc. In molte parrocchie sono inoltre ancora presenti forme di pastorale straordinaria come Benedizione delle Famiglie, Tridui, Novene etc.

 

Questo modello pastorale ci è stato di grande aiuto negli anni passati ma attualmente è il più grosso impedimento alla pastorale degli adulti perchè lascia intendere che la catechesi degli adulti non riguarda la vita ma al massimo un indottrinamento, alcune cose da sapere. In questo senso è addirittura pedagogicamente problematico. Tutte le esperienze degli adulti riuscite sono quelle che hanno abolito il corso e hanno offerto un cammino, un itinerario.

 

Che ne facciamo dei corsi? Le prospettive che noi abbiamo non sono quelle di un cambio pastorale: i vescovi non hanno imboccato la strada della decisiva  impostazione della catechesi in stile catecumenale, cioè secondo il sistema antico. Realisticamente noi abbiamo ancora i corsi utilizziamoli quindi in una prospettiva rinnovata.

 

Essi sono i momenti normali in cui si incontrano tutti gli adulti della parrocchia: tutti chiedono il battesimo, quasi tutti si sposano in chiesa... questo è il punto di partenza della CA. Ma non si possono organizzare questi cosi in modo asettico, come se tutti fossero cristiani ; si possono usare come scalini di lancio, come occasione per fare il passaggio: la CA è un progetto pastorale.

 

Questo progetto pastorale deve essere condiviso da tutti gli operatori pastorali della parrocchia. Tutti devono entrare nell’idea che il loro compito è “conquistare” gli adulti, aiutarli a entrare in una nuova logica; tutti sono coinvolti in questa avventura; anche i catechisti dei fanciulli. Per me parroco il mese di settembre è tempo di incontrare tutti gli adulti che iscrivono i figli alla catechesi; a gennaio quelli che chiedono la prima comunione... di modo che almeno una volta l’anno incontro tutti e con loro parlo di questo. La dinamica della CA non può essere quella della catechesi dei fanciulli perché parte e si fonda sul contatto personale.

 

Riqualificare significa utilizzare queste occasioni come base di lancio per una offerta di CA fatta nella forma di Gruppo Stabile  ma soprattutto significa non utilizzare tutto il tempo a disposizione facendo una catechesi come se i partecipanti fossero già cristiani. E’ importante riqualificare gli obiettivi e i contenuti di questi incontri centrandoli sulla qualità della vita e l’annuncio di Cristo come salvatore, organizzatore, della nostra vita.

 

Catechisti o accompagnatori ?

 

Questo interrogativo è già emerso qua e là. Con il termine catechista intendo sottolineare la tendenza che hanno molti operatori pastorali della catechesi a sentirsi un po’ troppo maestri. Abbiamo bisogno invece di accompagnatori cioè di persone che si fanno amici di viaggio. L’accompagnatore propone, aspetta, invita, ricorda, si interessa, condivide e alla fine lascia l’adulto camminare da solo ma senza abbandonarlo. L’accompagnatore introduce non solo al sapere ma soprattutto alla vita cristiana nella comunità. L’accompagnatore sa che il cambio di vita di un adulto è legato alla crisi personale per cui sa usare spesso il telefono e sa dare tempo di ascolto alle persone che si trovano in queste situazioni. L’accompagnatore è il nome moderno del ruolo ecclesiale di padrino.

 

Passaggio da corso a gruppo

 

 

Non ci può essere una CA seria se non va oltre il corso e non entra nel discepolato, se cioè non decido di entrare in un piccolo gruppo per capire il vangelo. Quanto dura? Tutta la vita. Ovviamente con modalità diverse: ci sarà un periodo più intenso ritmato da incontri, meno intenso dato da incontri comunitari. Nella mia esperienza ho capito che ci vogliono dai 3 a 4 anni di vita di gruppo intensa per evangelizzare un adulto cioè per farlo passare dalla religiosità naturale alla fede del vangelo.

 

Finito questo periodo di tre o quattro anni l’organizzazione pastorale cambia in modo tale da offrire una dinamica maggiormente comunitaria e soprattutto deve aiutare gli adulti a scoprire cosa possono svolgere nella vita comunitaria e come collaborare all’annuncio della salvezza.

 

La catechesi non può tendere solo a rialfabetizzare gli adulti; la CA non è neppure stare a ridire chi è Gesù Cristo, cosa sono i sacramenti. La CA in questa fase aiuta a comprendere i problemi di salvezza del territorio e su questi problemi - poiché la comunità cristiana è il segno della presenza di Dio - imposta gli itinerari di continua evangelizzazione  riferendosi alla fede, cioè alla esperienza di Gesù, alla vita ecclesiale, alla vita del credente.

 

La circolarità  predicazione-catechesi

 

Un fattore dinamico  della CA è la predicazione domenicale. Il tipo, la qualità e il senso della predicazione. Troppo spesso la gente se ne va dalla celebrazione come era entrata perché la predicazione probabilmente nasce da un contesto di cristianità e si preoccupa di rafforzare il comportamento ed è centrata su slogan del tipo: «Su dai, forza, comportati meglio!». La predicazione non deve essere fondata sulla terza parte del catechismo ma sulla prima, sull’esperienza di Gesù di Nazaret perché non sia del tipo: Gesù una volta ha detto...ma sappia risuonare come strada per il nostro cammino. Questa predicazione suscita il desiderio di ampliare la comprensione della vita di fede ed è la base su cui innescare la proposta di vita di gruppo.

 

Riconvertire la religiosità

 

Nella massima parte la nostra gente è religiosa, ma non cristiana; crede in Dio,  desidera che Dio intervenga come Provvidenza e crede che Dio la giudicherà. Per questa religiosità non c’è bisogno della Chiesa, bastano i santuari; non c’è bisogno della catechesi, della liturgia settimanale, o del vangelo. Questo è il centro della “contrattazione” con gli adulti: l’oggetto della fede - pastoralmente e non teologicamente - non è “credo in Dio”, ma “credo a Gesù Cristo e al vangelo”. Perché tutta la nostra gente crede in Dio come si crede che esiste la Nuova Zelanda : ma la vita non si modula sulla Nuova Zelanda ! La loro vita si modula su altre cose che su Cristo.

 

La CA propone di impostare la tua vita sul vangelo. Su questa proposta, una quindicina di adulti su cento si troviamo interessati. E gli altri? Li lasciamo in mano alle sette? Non manderemo via nessuno, ma deve essere chiaro che il centro dell’esperienza ecclesiale è il vangelo. Questo passaggio è innanzitutto di progettazione pastorale perché il vangelo non è un libro da leggere ma una  trasformazione della realtà da operare. E’ il consiglio pastorale che deve dire: qui e adesso che vangelo va annunziato? In alcuni contesti sarà il vangelo della famiglia, in altri contesti quello dei giovani perché non hanno speranza... In altri l’accoglienza degli immigrati.

 

IN CONCLUSIONE

 

Il testo sta dentro  diversi e complementari moduli catechistici ; non vive di vita sua, è dentro i 4 passaggi didattici accennati.  Non può essere letto pagina dopo pagina ma  modulato: lettura del paragrafo e preparazione alcune domande, rielaborazione, confronto con gli adulti, lo traduzione in preghiera, sintesi finale: allora il testo è dentro una didattica, dentro una progressione, dentro un contesto pastorale.

 

Un progetto così ordinato e complesso ha bisogno del parroco, senza il parroco non decolla. Ha bisogno del consiglio pastorale e ha bisogno di catechisti. Ma ciò comporta un cambiamento pastorale e di organizzazione delle nostre parrocchie.

 

 

 

Luciano MEDDI

 

 

 

Per approfondire le tematiche presentate :

 

COINCAT, La catechesi degli adulti nella comunità cristiana. Alcune linee e orientamenti, Città del Vaticano, Libreria Editrice Vaticana, 1990.

SORAVITO L. (a cura), Esperienze di catechesi degli adulti in Italia oggi, Torino, LDC, 1990.

DOTOLO C.-MEDDI L., Adulti nella fede.  Itinerari per la formazione del catechista degli adulti, 2 voll., Bologna, EDB, 1991-1992.

ALBERICH E.-BINZ A., Forme e modelli di catechesi con gli adulti, Torino, LDC, 1995.

MEDDI L., Itinerari con il catechismo degli adulti in Via, Verità e Vita 44,1995,154, 39-46.

UCN, La catechesi e il catechismo degli adulti. Orientamenti e proposte, Roma, 1995